AI: il punto

AI: strumento maligno o estensione dell’imago?
Disegno animato da AI disponibile su TikTok/Instagram.

(Articolo tratto da file audio)
Vi racconto la mia esperienza con l’AI utilizzando tre piattaforme consumer con abbonamento (Luma, Runway, Midjourney). Posso darvi un’idea personale dell’utilizzo e un aspetto (per me) inquietante.

La premessa: ho utilizzato l’AI da boomer prendendo delle immagini di film o musica, locandine o album, dagli anni 70-90; diciamo per dargli vita, ampliarli.
Questa è una cosa interessante perché tutto ciò che noi abbiamo sognato ieri, oggi abbiamo modo di renderli reali.
Una sensazione strana, lo potranno capire le persone che hanno vissuto il periodo pre-Internet, dove non si aveva accesso a milioni di librerie di immagini/video.
Tutto ciò che potevamo vedere era in quelle locandine, in quegli album.
Oggi creiamo tramite una riga di comando: sul mio Tik tok sono visionabili alcuni sorprendenti risultati.

Evidenzio però un elemento -ahimé- di oscurità, sembra banale ma contiene una radicalitá perversa: se si perde il controllo della propria creazione, l’AI crea a suo piacimento, rifiutando successivi comandi.
Il software quando non comprende la descrizione non ha una funzione di stop o di errore ma “prende in mano” lui il progetto, cioè crea a “suo piacimento”.
Esempio: l’immagine di King Diamond nei primi 5 secondi l’AI ha seguito quanto gli ho scritto sul prompt, dopo é andato di “sua sponte”.
Questo é entertainment ma pensate se le cose andassero cosí in campo medico, militare, nei trasporti (automazioni).

Non é una invocazione alla chiusura ma alla regolamentazione.
A mio giudizio l’indipendenza dal ragionamento umano per questi software mi pare pericoloso.

Fa venire in mente l’impellenza delle leggi sulla robotica, inventate da Asimov, nell’obbligare le macchine a non usare il libero arbitrio.
Elon Musk rincara la dose profetizzando che i computer oltre a liberarci dalla fatica del lavoro, ci toglieranno il potere decisionale.
Shangri-La o l’Inferno, senza l’AI riusciremo ancora a immaginarli?