Dispiace che una parte della Chiesa vada appresso alle questioni medio-orientali dando l’idea della fede cristiana congiunta con l’Islam.
La confusione regna sovrana, le religione sono presentate uguali. Roma come Kabul, L’Italia come la Siria in un orrore simbolico che Bauman giudicherebbe “società liquida in un mondo liquido”, senza appartenenze o distinzioni.
Proviamo a dire qualcosa di univoco che non sia l’elegia di luoghi dove la guerra è uno stile di vita (avoglia a predicare fratellanza se poi costoro si scannano per accaparrarsi una capra).
Parliamo di pace, la nostra.
L’Occidente ha rivelato i punti nevralgici che lo contraddistinguono, un castello di carte poggiato su povertà, pandemia, incertezza.
L’abbiamo quasi sfangata: siamo vivi, in democrazia (?), nessuna rivoluzione alle porte.
In poche parole: sussiste la pace. Non è scontato.
Questo traguardo è merito del vaccino? Merito del ministro Speranza? Delle -dubbie- misure contenitive?
Ognuno si è fatto la sua idea, acclamando o criticando la risposta dei Governi.
Personalmente fa strano il silenzio della Chiesa che non racconta i suoi meriti subendo l’indifferenza altrui (se va bene) o ricevendo odio in cambio di bene.
Come è possibile?
Eppure abbiamo visto in tv la fila per le mense, italiani e stranieri -senza distinzioni- nella disperazione della lotta per la sopravvivenza.
Il Paese sta superando la crisi grazie all’associazionismo cattolico che nella pandemia ci ha messo faccia e braccia: realtà come il Banco alimentare offrono ogni giorno cibo da portare in tavola a migliaia di famiglie bisognose.
Non è soltanto un opera di carità/altruismo ma una ricerca di adesione con l’altro per mantenere la pace sociale, per testimoniare il legame che ci definisce come comunità.
Se il Cristianesimo tirasse i remi in barca cosa accadrebbe?
Saremmo travolti da una spirale di violenza da cui difficilmente usciremmo. Al posto della pace, la guerra civile.
La Chiesa, una parte di essa, tanto loquace quando si parla di ponti, tace: non considera sè stessa determinante.
Si è così ossessionati a imporre il verbo oltre Occidente che non ci si accorge del miracolo qui, spontaneo, a casa nostra.
Un Europa ricolma di mistero è possibile se dalla crisi si alimenterà una visione nuova che alcuni chiamano “supremazia cristiana”.
Che significa supremazia? Significa un Cristianesimo che non deve confondersi con altre religioni, significa una fede che ha bisogno di riconoscere a sè stessa il suo valore.
Nuove meraviglie possono accadere.
Oppure si può continuare a fare da sponsor all’Islam, con due risultati: la guerra in casa e l’obbligo dell’accoglienza forzata. Ne vale la pena?