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Indomabili costruttori di città distrutte. Questa è stata la definizione di Don Ambrogio, sugli uomini e le donne cristiane, nei tempi dell’oggi e del domani.
Sul solco dell’analisi di Carròn, che richiede a gran voce un autocoscienza che abbracci la compagnia (non un autocoscienza solitaria e intimistica), l’esortazione è quella di impegnarsi a combattere, accettare la sfida.
Quale scenario, tra i mille, ha bisogno di essere riconquistato e successivamente ricostruito? Il rapporto tra la fede e l’umano, in un mondo che abiura la storia, il passato, il Creatore.
Gli individui che credono di essere fatti di nulla (nati per caso, vissuti per caso, morti come foglie cadute in autunno), sono i falsari di questo tempo. Loro, abiurando l’ausilio della matrice divina, cercano di strappare errabondi Cristo dall’anima dell’uomo.
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Cavalieri neri contro indomabili Costruttori.
Chi abbraccia il vero, accettando il fatto che il Maestro non si sceglie, ma è il Maestro a scegliere ognuno di noi, potrà guardare con ottimismo alle macerie spirituali, sotto cui la civiltà va definitivamente tramontando.
L’ottimismo della certezza che ognuno può essere salvato, ogni cosa può essere ricostruita.
Il compito è tutt’altro che facile, ma si giunge alla vittoria se, camminando di fianco all’altro, seguiamo la sua esperienza, non l’effimero della persona.
L’esortazione finale è stata rammemoratrice di ciò che è e sarà: “Ricordatevi” ha detto Don Ambrogio, riprendendo una frase di Don Carròn “che la vittoria di Dio è sicura, e voi siete schierati dalla parte giusta”.
Quella verità, udita all’interno del Palazzo della politica, appariva ancora più incalzante: la voglia di ricostruire, di riformare, deve essere la prima urgente priorità del Paese.
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