La fine di Viganò

Tratto da un file audio.

La vicenda Viganò ha molte cose da insegnarci, inizio questa riflessione dalla fine della storia: la scomunica.

Un evento difficile da definire (finale o nuovo inizio?) impossibile da credere se ad incorrerci è un alto prelato, una condanna che va trattata con estrema prudenza.

Non mi va di gettare la croce su chi è caduto, voglio valorizzare gli aspetti positivi e gli aspetti meno positivi.

Viganò era una persona dirompente, ci sono tanti aggettivi con cui caratterizzarlo, mi piace cosí: amante della sfida a tratti quasi ferina.

Riconosciamogli l’ardore delle battaglie vissute nell’assoluta buona fede, viene da dire -consultando blog e giornali- che le prese di posizioni con il tempo siano diventate ingestibili.

Senza dubbio sono VERI i moniti di Viganò sull’ascesa dell’Islam, lo strapotere di Big pharma, l’influenza demonica del gender (i primi tre punti che vengono in mente) queste come altre sue crociate Dio ne terrá conto ma bisogna fuggire da pulsioni eversive.

Non è che dobbiamo metterci come gli scolaretti il fiocchetto e il grembiulino, la voglia di dibattere, essere in disaccordo, credere nella propria visione del mondo é sacrosanta ma non si prenda a pretesto per creare divisione.
Ognuno con la sua corsa e il suo cammino verso il premio finale, bisogna rivolgersi a quello, non distrarre chi corre intorno a te. La gara é tua ed arrivare al traguardo dipende da te.

Viganò di questa cosa se ne era dimenticato? Nel suo cuore poteva non sapere che la ripetizioni di certe accuse ha amplificato il problema (a Roma si direbbe: “L’hanno messo in mezzo”). Alcuni si sono sovraeccitati, l’onda di dissenso si é fatta tsunami, si è infranta sulla dura roccia della Chiesa, poi le acque sono tornate tranquille.
Evviva la pace peró che peccato privarsi di una figura originale come quella di Carlo Maria Viganò.