Dagli appunti, l’esempio del luna park. Mi è rimasto in mente, perché se una realtà si racconta caramellosa, diventa indigesta, anche se è vera. Ma se è vera e proposta adeguatamente, ecco che può rimanere in mente (scendere nel cuore?).
Quindi niente canti con vocine in falsetto, niente chitarre che fanno i soliti due accordi, con annesso ritornello: “Il Signoreeee ti amaaa la-la-laaa”. A queste robe, rispondo mentalmente: “lo so già, grazie”. Uno stile un po’ così, anni 50, che a sentirla oggi corri il rischio certo: che ti venga un attacco di diabete.
Poi invece si può utilizzare la ragione, e qui subentra l’esempio del Luna Park.
Vado a braccio: Un bambino piccolo viene portato in un grande parco giochi, un luna park che offre luci, colori, divertimenti, simile ad un Gardaland, o ad un Disneyworld.
E’ estasiato, si diverte, vuole provare tutte le giostre, le prova. In una parola: è felice.
Forse, nell’eccitazione non si accorge che è condotto dal padre, che lo tiene per mano e lo accompagna in quel mondo affascinante.
Tutto appare perfetto. Tutto è perfetto.
Cambiamo evento, con l’identico scenario.
Il bambino è dentro il Luna Park, stavolta è solo. Certo, i divertimenti sono sempre a portata di mano, però è inquieto, si sente smarrito, vuole scappare via.
Quegli intrattenimenti che lo facevano esclamare di gioia, ora non sembrano invitanti. Si stagliano minacciosi.
Eppure nulla è cambiato, perché ha paura?
Una metafora costruttiva di come ci accompagniamo (o come scegliamo di non accompagnarci) con il Mistero.
Se il nostro è un si, la nostra mano (piccola piccola, inutile nasconderlo) incontrerà sempre una mano (la mano) che vuole stringerci.
Se decideremo di camminare da soli (perché ci sentiamo autonomi, perché ci sentiamo liberi, perché siamo distratti) dovremmo fare i conti anche con il Luna park, della rapidità con cui si trasforma in un posto tenebroso.
Non dipende dalla luce o dal buio, dalla folla o dalla solitudine, ma da una Presenza che può accompagnarci.
Il gioco della vita, è riconoscerla o meno, prima anche di riuscire ad accettarla.
Altre considerazioni random sul Luna Park:
Nota come si parli di “riconoscere la Presenza”, non necessariamente si riconduce allo sperimentare/ottenere un miracolo.
Oggi c’è una sovraesposizione di miracoli. Sovrabbondanza? Inflazione? (è un genere in voga tra i protestanti, loro fanno scuola), come ti giri ti giri è tutto un parlare di miracoli, IL miracolo, un miracolo, miracoli seriali. Il quotidiano è una declinazione di miracoli all’infinito. Dove anche il gesto più razionale diventa frutto di… un miracolo. Personalmente non mi dispiace. Fermo restando che non vivo la vita come “rincorsa al miracolo”, tipo febbre dell’oro, capisco però come chiunque abbia bisogno di “soprannaturale”.
Mi è viene in mente un ragionamento di Galimberti, ascoltato in tv, che analizza ciò che sta accadendo: “la gente non ha più voglia di dogmi, di regole, nel vivere la fede. Ha voglia di sacro, di un qualcosa che trascenda il reale, quel reale oramai così noioso da vivere”.
Ecco spiegato perché i miracoli (giustamente) sono diventati la norma per il buon cristiano.
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Il Luna park è un posto divertente, spensierato, dove -siamo sinceri- tutti noi vorremmo collocare la nostra vita, oppure se siamo stati bravi/capaci/fortunati l’abbiamo già fatto.
l problema è uno, e non è riconducibile a Dio, alla sorte, a quello che vi passa per la mente.
il problema si chiama tempo. Ossia, per quanto possiamo sforzarci di divertirci, di migliorarci, di preservarci, quel benedetto luna park, potrebbe diventare oscuro. A volte si entra in una dimensione che certo non puoi dire: “Woww! Mi sto divertendo un casino!”
Dunque il luna park, quel giorno o quel momento, diventa tetro anche se ne abbiamo fatto la nostra residenza.
Cosa capiterebbe allora se ci trovassimo in un posto orribile, tipo foresta stregata (ostacoli della vita)?
L’utilitarismo deve spingere l’uomo a gridare “Dio è grande”, ancora prima della fede. Perché concretamente è meglio avere a fianco a sé un amico invincibile, che farsi sorprendere da soli.
Sia che vi troviate al Luna park, sia che vi troviate in mezzo ai rovi.