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Un ottimo spunto di riflessione, questa domenica, da parte di Carras.
Ha parlato di conservare la memoria storica. Che deve essere messa avanti, anche al desiderio di accumulare denaro e cercare riconoscimenti.
Portando l’esempio degli ebrei in Israele.
Che cosa ha salvato quella comunità dalle prove cruente del ventesimo secolo? La sua memoria storica.
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Il “chi siamo” non è mai stato dimenticato, ancora oltre, viene tramandato da generazione in generazione, tramite un linguaggio comune: la Bibbia (Antico Testamento).
Soltanto questo ha fatto si che il popolo ebraico passasse rafforzato nei secoli (“fino a cacciare l’aggressore, dal nazismo in poi” viene da aggiungere).
E’ una esortazione per la comunità del Lazio e di Roma: Dio ama le cose piccole, vede nelle nostre opere, una volontà di costruire e di migliorarsi.
Molto appropriato l’accostamento con Israele: in un fazzoletto di terra, la nazione più impavida combatte per esistere ed essere rispettata.
Il percorso della memoria, fatto da singoli passi, deve essere compiuto insieme. Chi avanza, viene seguito da quelli indietro: un cammino che tramanda il sentire comune, così misterioso perché appare sempre unico e originale.
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