Il libro che segnalo è uno di quelli che ho sfogliato per curiosità e poi ne sono rimasto affascinato: trattasi di “ragazzi cattivi” di Don Burgio.
“Questo prete ho come l’impressione sia di Cl” continuava a ronzarmi la (quasi) certezza, nel divorare un capitolo dietro l’altro.
Il libro è una raccolta di esperienze di ragazzi “difficili”, che dopo aver condotto una vita criminale sono finiti in carcere. Successivamente sono stati accolti nella Comunità di don B.
All’inizio lettura ero scettico, perché pensavo al solito pistolotto del tipo “La fede ti salva”, oppure “senza fede finisci in questo o quel modo”, invece ho letto delle cose originali, e ne sono rimasto colpito.
Innanzitutto il libro è una autobiografia di un pezzo di vita di alcuni giovani, che narrandosi in prima persona, spiegano come siano diventati vittime e carnefici di loro stessi.
I ragazzi del libro sono sia italiani che stranieri, non c’è traccia di buonismo o facile autoassoluzione, parlano crudemente di rapine, spaccio, omicidi, e con la stessa determinazione raccontano il loro modo
di giudicarsi ora, che si sono lasciati alle spalle quegli errori.
Perché ho detto che il prete mi sembrava un ciellino? Perché Don Burgio fa riferimento, tramite le parole dei suoi ospiti, all’importanza del giudizio, non quello che gli altri danno di noi, ma quello che si deve dare di se stessi, attuando una spinta emotiva per cercare il vero senso della vita.
A leggere le testimonianze dei ragazzi, infatti il termine “cattivi”, perde significato, piuttosto si comprende quanto sia sballato il metro di paragone nell’ esistere, togliendone densità e significato.
Cose, cose, cose. Sembra questo l’ossessione di chi, giovane o giovanissimo, finisce dietro le sbarre. Accumulare, comprare, possedere cose. Per trovarsi alla fine al punto di partenza. Non sapendo a distanza di 5, 10, 15 anni di reati, qual’è il proprio posto nel mondo.
Altro particolare interessante: gli educatori della comunità di don Burgio, hanno un particolare approccio verso i casi disperati. Dal racconto di uno dei suoi ospiti, che faceva dentro e fuori, dai centri di accoglienza, scappando appena poteva, nel momento che fu assegnato alla Comunità di don B., venne portato direttamente alla stazione ferroviaria. Alla perplessità del ragazzo, che non capiva perché lo avessero condotto li, addirittura dandogli le spalle, uno degli educatori rispose:
“Guarda, noi abbiamo tanti casi a cui pensare, e il tempo è limitato. Quindi se vuoi scappare, fallo subito. Non ti fermeremo. Così possiamo dare un opportunità ad una persona che vuole cambiare veramente”.
A quella presa di posizione il ragazzo tentennò: come era possibile? prima era abituato a qualsiasi espediente per darsela a gambe e ora questi lo lasciavano li, libero di dileguarsi? Volle andare a fondo della questione: “ok ho deciso, vengo con voi. Voglio vedere se ne vale la pena”. Da quel momento la conoscenza con Don Burgio cambiò la concezione che aveva della vita.
L’”andare a fondo sulla questione” mi ricorda le sdc di Carròn, sull’unica maniera di rendere autentico il percorso.
Trovate anche delle trasmissioni-talk show, di questo don veramente “tosto”, reperibili su youtube, dove ragazzi e vips si raccontano.