Un motivo per cui il Cristianesimo era inviso da atei e agnostici risiedeva nella presenza del senso di colpa. Accusavano: “che religione è, quella che insinua un peccato perenne, che incatena la coscienza ai sensi di colpa?”.
Oggi è il futuro a rispondere: porsi quelle domande è anacronistico. Ignorate da fedeli e pagani, sono riproposte da una sparuta realtà, inquietante. Dalla Bonino, con le sue lezioni di etica sul pulpito, spiega l’incommensurabilità dell’accoglienza, poco importa se lei -donna forpice e aborto- è stata madrina della non vita.
Oppure le elucubrazioni degli atei devoti, tutti “ponti e solidarietà”. Essi nascondono una malattia interiore: lo smarrimento di sé stessi, della propria storia, che li porta a raccattare chiunque per fuggire dal proprio io.
La stimolazione del rimorso è -per fortuna- cassata dalle sfide della realtà. Altro che “cuore rotto dal pianto”, la colpa non esiste, non deve esistere, se non quella di non difendere la propria libertà. Prendere fiches, scommettere sulla vita, che è unica, soltanto per essa vale soffrire.
Ma le cose vanno così: l’ateismo insieme ad una elite religiosa (Teologia della liberazione), ripropone le vecchie domande. E’ cambiato l’oggetto della colpa, ma non il dito puntato.
Vogliono provocare nell’animo di chi vive, prega, spera (e su chi sopravvive, non prega, e ha smesso di sperare) una fantomatica indegnità tout court.
Il metodo funziona.
Puoi leggere sui giornali, interviste, articoli, vedere in tv, al cinema, film, video, cortometraggi su: barconi, migranti, la situazione in Siria, l’Occidente in difesa dei musulmani (il topolino che si fa custode del leone!) e altre esotiche questioni.
Atei e liberatori su di esse fanno proseliti, sottolineando: problemi, tragedie, sciagure, sono colpa nostra. Colpa tua.
Colpa tua se alcuni muoiono affogati, se altri vengono bombardati, se scannano per la sharia, se non amano l’italia. O se non si sentono accettati.
L’innocente è sullo stesso piano del carnefice.
Per l’espiazione si suggerisce di dare in dono potere, soldi, la rinuncia alle libertà personali.
Colpa? Colpe?
Ma se ripartissimo dall’autodeterminazione?
Se dicessimo a noi stessi: “Sto io al tavolo da gioco, sono responsabile della mia partita”, avremmo risolto la questione.
Il biscazziere che parla di colpa condivisa, verrebbe scoperto. Chi prenderebbe le sue carte truccate e menzognere?