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Oppure Commissario Bellachioma, Auricchio e compagnia bella. Sono personaggi interpretati e nati dalla fantasia di Lino Banfi, comico e caratterista della commedia all’italiana anni 70.
Se per decenni da una certa critica snob/radical shic, questo genere veniva considerato di serie Z, dagli anni 2000 è fiorita una rivalutazione totale, in cui si è ammirato la freschezza delle gag e la comicità istintiva. Uno dei mattatori di questi film, è il simpaticissimo attore pugliese.
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Ricordo bene: da ragazzino li vedevo per la presenza delle bellezze del tempo (Edwige Fenech e Michela Miti, tanto per citarne qualcuna) che recitavano sempre il ruolo delle “fatalone”, eppure mi ritrovavo puntualmente a ridere quando la macchina da presa si fermava su Banfi, con il suo linguaggio surreale e la mimica da avanspettacolo.
Ancora adesso, se mi sento annoiato, metto su youtube i suoi “pezzi” e mi torna il sorriso. Anzi, la scena che segnalo, dove Banfi interpreta il solito Commissario “pasticcione”, alias Auricchio, mi fa ridere come un matto.
Mi sono chiesto il perché.
Perchè rappresenta una di quelle situazioni tipiche, in cui una persona si applica, si ingegna, o semplicemente ci prova, ma nulla riesce.
Si dà una valutazione della cosa, come di difficoltà impossibile, insormontabile, poi arriva il prossimo, una persona qualunque, e appena mette mano riesce con facilità. Roba da far saltare i gangheri.
Se ci pensate bene può essere qualsiasi cosa: un compito difficile a lavoro, una gomma dell’auto bucata, un pc in panne, un rapporto teso, quello che volete voi. Viviamo le stessa “spassosa” frustrazione del mitico Banfi (notate bene: tantissime gags non erano scritte nel copione dei films, ma i registi lasciavano il comico pugliese libero di esprimersi, puntando sulla sua capacità di “raccontare” gli altri).
Nonostante i successi, i sogni, le lauree di ognuno, bisogna arrendersi alla realtà: rimarremo tutti “Commissario Lo Gatto” a vita.
Quante volte al nostro far sentire la voce, risoluta, sentiamo risponderci “baalliamoo…” con tono sdolcinato e canzonatorio. Così è la storia, e capita sempre quando voglia di ballare non ne abbiamo.
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