Silent Hill – 3

Il sogno dell'ateo: trasformarsi in materia
Il sogno dell’ateismo: trasformarsi in materia

La paura è servita. Finalmente in città, oltre la nebbia, si ode il richiamo: un fruscio di creature. Chi sono?
Vi invito a spulciare su youtube, alcuni video dei fans, in cui approfondiscono lo status di ognuno degli abitanti. L’aspetto spirituale dell’incontro, è quello che a noi interessa.
Se ricordate gli articoli precedenti, SH offre numerosi agganci (a volte in forma di provocazioni) con l’ateismo e il Cristianesimo. Vediamone alcuni.

Sull’ateismo: alla domanda su cosa si aspettasse nell’aldilà, Margherita Hack, celebre astronoma, rispondeva con un clichè: lei, non credendo in Dio, sarebbe diventata humus, concime per la terra. E’ l’esempio calzante di come l’ateo voglia sfuggire al mistero della fine.
Questo convincimento (mutarsi in materia come unico destino possibile) lo scoviamo anche nel gioco, con una piaga di velenosa ironia. I nemici sono creature fortemente oggettivizzate: tavolini viventi, manichini dal viso informe, creature viscose come fango, simboli concreti della sofferenza patita.
Keiichiro Toyama suggerisce, con il proseguire dell’avventura, che il non credere (a Dio) esasperi una tendenza a non credere a nulla (neppure alla realtà intorno), fino a cadere nella perdizione. Memorabili le sfide contro il padrone della città, Pyramid Head, colui che al posto della testa sfoggia una piramide, esibendo all’ateo la sacralità della condanna.

Pyramid Head, un protagonisti dell'odissea SH
Pyramid Head, un protagonista dell’odissea SH

Sul Cristianesimo: Pyramid Head è il dio di una religione strana, un culto nato per sopravvivere al buio, che dalle tenebre prende linfa. Se notate la geometria imperfetta, che trasforma la piramide in un becco, un angolo in una lama, scoprirete la fede a silent hill quanto sia affilata. Una fede Cristo-pagana, stile giapponese, che richiama l’esoterismo di un tempo.
Pentacoli, chiese e preghiere, saccheggiati dalla nostra meravigliosa tradizione medioevale.
L’aurea di Pyramid non si nutre di devozione, è pantagruelica. Divora il mondo, ne metabolizza il dolore, lo stesso che gli stessi abitanti hanno contribuito, con i loro peccati, a creare. Rappresenta il vissuto di chi si addentra nella città, come allucinazione collettiva, o come incubo solitario. E’ una nuova caratterizzazione dell’inferno sulla terra.

Dunque, torniamo alla domanda espressa nel primo articolo: quale individuo, cristiano o non, sceglierebbe deliberatamente una condizione di patimento?

La metafora (una delle principali) dentro SH è che, se si corre appresso ad un sogno, le illusioni diventano sofferenze, prendono vita, si mettono a caccia di chi li ha generate.
Sembra pazzesco, ma è crude(l)mente reale.
Non ci credete? In America, tra ragazzi e ragazze, spopola una moda, diffusa nel mondo, che vanta milioni di followers: il cutting.
Coloro che praticano il cutting sono social-addicted, si autoinfliggono tagli alle braccia, che poi fotografano, condividendo le immagini sul web. E’ una reazione nei confronti di un brutto voto, di un amore finito, oppure perché non possiedono l’ultimo modello di iPhone. Una risposta ad un desiderio non realizzato.
Che gusto ci trovino è un mistero, la psicologia può aiutarci: il cutting, amplificato dalla condivisione sui social è la voglia di rendere concreta la sofferenza. Procurarsi tagli alle braccia, fotografarsi, è il modus di esteriorizzare il tormento.
Il lifestyle scellerato di molti teenagers fa comprendere che SH è più di un videogioco: racconta una visione –realistica e convincente- dell’auto-condanna.
E’ una metafora basata sulla suggestione, ma non chiamatela fantasia, non prima di controllare gli avambracci dei vostri figli. 😀

Incuriositi?  Allora prendete quel sentiero, c’è un posto strano da vedere…