So quel che sto scrivendo, purtroppo.
Un infiammazione al tendine ha di fatto interrotto, poi rallentato lo studio della chitarra.
Fisiatra, ortopedico, massaggi, radioterapia, eccetera, soldi buttati con epilogo insoddisfacente.
Il dolore c’è, bisogna far sfiammare. Tempo, serve tempo, il bene unico -non rifondabile- di cui disponiamo. Tempus fugit.
Giacchè ho fiches su tavoli diversi (è il vostro gioco, rien ne va plus), vado avanti e l’ho presa con religione (anche con filosofia): il tempo che serve per superare un problema sarà l’occasione per riscoprire la domanda (enigmatica) che il Mistero mette di fronte.
Detta così suona bene, è una frase con l’aureola e le alucce, ma poi spesso il pensiero è il seguente: “ma come caXXo è possibile che un tendine infiammato mi perseguiti per 8 mesi. Serve tempo…ma quanto tempo?”
Per una semplice infiammazione (con nome specifico tipo all’intersezione del nervo X in congiunzione con bho, chi se lo ricorda) sto nel limbo del musicista (suoni ma non suoni, fai progressi ma solo nella testa, sfiamma si, poi no, chi lo sa).
Otto mesi di tarantella, ci vuole pazienza. Come dice un amico, c’è di peggio: “pensa se t’era caduto il braccio, che casino” … effettivamente.
Questo è, se vi pare.
Il preambolo serve per raccontarvi quello che ci raccontano, affinchè ce la raccontiamo:
al frontman dei Eagles of Death Metal (do you know Bataclan?) è stato diagnosticato un mese fa la rottura del tendine del braccio. Azz… 🙁
Risultato: cancellate tutte le date europee, torneranno ad esibirsi a fine estate.
Dunque, non capisco: un infiammazione può durare un anno (o più?) e la ROTTURA di un tendine (del braccio con cui suoni) con 6 mesi di stop sei di nuovo in pista?
Sarà mica che il tendine rotto è l’ennesima bufala (6 mesi e suoni? non diciamo fesserie!) per far si che gli Eagles non suonino in Europa. Motivo?
La sacralizzazione dell’attentato.
Agli Eagles avevano riferito che, dovunque in Europa, i loro concerti erano a rischio terrorismo.
La band non si era persa d’animo, dichiarando a mezzo stampa che ognuno di loro si sarebbe presentato armato sul palco.
Ci fossero stati problemi, stavolta non sarebbero scappati.
Dopo un paio di settimane la stampa dà notizia del tendine rotto di Jesse Hughes (leader degli Eagles), stop ai concerti in tutta Europa.
L’ordine tassativo è, evidentemente, di non fargli mettere piede nel vecchio continente, almeno fino alla fine dell’estate.
La paura di qualcuno non era tanto l’eventualità di un attentato (come è poi accaduto a Bruxelles) ma che gli Eagles, trovandosi in una situazione analoga al Bataclan, avessero aperto il fuoco. E ucciso qualcuno dei terroristi.
Poi come si sarebbe spiegato alla stampa, una reazione di legittima difesa?
Quali artifici si sarebbero dovuti escogitare per metterla in cattiva luce?
Se la gente si accorgeva che i terroristi venivano giù sfidandoli ad armi pari, come si tenevano in piedi le solite bugie?
L’Europa delle banche non teme il terrorismo (anzi, con esso ci fa soldi a palate) ha paura dell’autodeterminazione del singolo.
Ne ha fottuto terrore, perchè è la linea di demarcazione del suo esistere: “Se tu ti accorgi che sai difenderti da solo, a che ti serve qualcosa che a parole dice di difenderti, ma non lo fa?”.
Va da sè che i volenterosi carnefici della jihad hanno briglia sciolta.
Tornerò sul tema “sacralizzazione degli attentati” quando avrò tempo e voglia.
Concludo con l’ovvio: il frontman degli Eagles gode certo di ottima salute.
Il “tendine rotto” è la scusa (im)perfetta di chi muove i fili, ennesima presa in giro dell’altrui intelligenza.
Preoccupiamoci invece di cosa possa accadere da qui a fine estate.
E che il “sistema europa” ci protegga tutti, riconoscendoci come suoi devoti contribuenti, ops, volevo dire schiavi, cioè no, intendevo cittadini.
Vabbè tanto avete capito…