Mia riflessione sulle violenze perpetrate in Piazza Duomo, durante la notte di Capodanno.
Mi soffermo su una stranezza, forse neanche tanto, visto la piega presa dai Media: nell’articolo de Il Corriere della Sera (milano.corriere.it) leggo la parola “oratori” insieme a “musulmani” (vedi foto allegata).
Straniamento e successive domande: davvero i mussulmani vorrebbero/frequenterebbero gli oratori?
Non è la moschea il luogo (unico, a detta dell’islam) deputato a forgiarne il credo?
Un errore grossolano del giornalista (che scambia le fedi come alla cerimonia di un matrimonio) o una narrazione adeguata ai tempi?
Scopriamolo insieme.
Iniziamo dall’articolo in questione, da cui è estratto l’immagine del post.
Si riferisce ad un fatto di cronaca in cui dei giovani musulmani (immigrati, nuovi o di seconda generazione) hanno violentato, approfittando della festa in piazza, decine di ragazze.
Tralasciamo il discorso immigrazione/provenienza/contesto sociale e concentriamoci su una frase:
“… Per gli stranieri, specie musulmani, il solo circuito aggregativo giovanile davvero radicato sul territorio, quello degli oratori, non può essere una soluzione”.
Domanda successiva: davvero c’è qualcuno che riduce il Cristianesimo ad un metodo educativo per risolvere i problemi di un altra religione?
In realtà è un equivoco di lunga data, da quando?
Da quando Bergoglio ha scelto di trasformare la Chiesa in una roccaforte a difesa dell’Islam, facendosi lui stesso “garante” della “religione di pace”.
A volte immolandosi letteralmente: “Se uno offende mia madre gli do un pugno” per (quasi) giustificare l’attentato a Charlie Hebdo, oppure diffondere il teorema della depressione che colpisce (poverini!) i terroristi islamici.
Le parole del papa sono atte a non tirare MAI in causa l’Islam.
Dunque per le azioni in piazza di Abdallah e Abdelrahman (i due accusati di stupro) si nomina l’oratorio, non la moschea. Chiaro?
Tralasciando il sogno bergogliano (i ponti, l’Islam cristianizzato, il cattolicesimo dei barconi) le azioni di questi giovani riconducono a domande concrete: gli imam cosa predicano? Le moschee come operano?
La comunità musulmana rispetto a queste violenze che tipo di giudizio dà?
Basterebbe iniziare ad ammettere che ogni religione per essere funzionale DEVE bastare a sè stessa, non deve cercare giustificazioni da altri.
Parole scontate, sì, ma vallo a spiegare al giornalista del Corriere.